Set-up Dobson 1 m (40 inches): 30 minutes condensed in a 2 minutes video.
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Montaggio del Dobson da 1 metro: 30 minuti condensati in un video da 2 minuti.
OVERVIEW
These pages are dedicated to the presentation of my 1 meter diameter Dobsonian
telescope, 40 inches to be precise, that I have recently completed and used
under a dark sky.
Its first light has been on 2nd September 2016 at the Star
Party of Saint Barthelemy, in Italy, at 1600 m above sea level.
The main characteristics of the telescope are reported here below.
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INTRODUZIONE
Queste
pagine sono dedicate alla presentazione del mio telescopio da 1 metro di
diametro, 40 pollici per l’esattezza, di tipo Dobsoniano, che ho recentemente
costruito e utilizzato per la prima volta sotto un cielo scuro allo Star Party
di Saint Barthelemy (Aosta) il 2 settembre 2016 a 1600 metri di altitudine.
Le
principali caratteristiche del telescopio sono riportate nella tabella
sottostante.
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OPTICS
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OTTICA
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Diameter:
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1016 mm
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Diametro:
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1016 mm
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Focal length:
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5007 mm
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Lunghezza focale:
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5007 mm
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Optical configuration:
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Newtonian with Nasmyth focus: primary mirror parabolic,
circular flat secondary mirror with diameter 350 mm; elliptical flat tertiary
mirror with minor axis 160 mm.
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Configurazione
ottica:
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Newtoniana con fuoco
Nasmyth: specchio primario parabolico, secondario piano circolare di diametro
350 mm; terziario piano a sezione ellittica con asse minore 160 mm.
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Coating:
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Enhanced protected Aluminium (R93%).
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Trattamento
riflettente:
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Alluminatura
protetta enhanced (R93%).
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Obstruction:
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0.38, comprising the baffle on the secondary
mirror.
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Ostruzione:
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0.38, compreso il
paraluce sullo specchio secondario.
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Field of full illumination:
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44 mm diameter on focal plane.
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Campo di piena
luce:
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44 mm di diametro
sul piano focale.
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Useful magnification:
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140x with eyepiece 35 mm and 700x with eyepiece 7
mm.
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Ingrandimenti
utili:
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140x con oculare
da 35 mm e 700x con oculare da 7 mm.
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MECHANICS
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MECCANICA
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Structure:
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Truss with 8 poles.
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Struttura:
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A traliccio con 8
aste smontabili.
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Size (during transport):
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140x140xh175 cm.
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Dimensioni
(trasporto):
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140x140xh175
cm.
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Size (during observation):
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140x140xh406 cm.
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Dimensioni
(montato):
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140x140xh406
cm.
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Height of eyepiece:
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136 cm (min.); 306 cm (max.)
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Altezza
dell’oculare:
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136
cm (min.); 306 cm (max.)
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Total weight:
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270 kg.
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Peso totale
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270
kg.
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Heaviest component:
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30 kg of the upper secondary cage (diameter 118
cm x height 117 cm).
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Parte più pesante:
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30
kg della struttura che ospita specchio secondario e terziario (diametro 118
cm x h 117 cm).
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MOVEMENTS and POINTING
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MOVIMENTI e
PUNTAMENTO
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Pointing:
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Hand movements, Dobsonian type.
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Puntamento:
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Puntamento manuale
di tipo Dobsoniano.
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Finderscopes:
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Telrad 1x, finderscope 10x50 and laser 5 mW.
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Cercatori:
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Telrad 1x,
cercatore 10x50 e laser verde da 5 mW.
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Movement in height:
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4 ball bearings + one Teflon pad on stainless
steel.
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Movimento in
altezza:
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4 cuscinetti a
sfera + una piattina di Teflon su acciaio.
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Movement in azimuth:
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A central pin and a thrust bearing diameter 120
cm on stainless spheres + one Teflon pad on Glassboard.
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Movimento in
azimut:
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Perno centrale e
cuscinetto reggispinta di diametro 120 cm su sferette di acciaio + una
piattina di Teflon su Glassboard.
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TRANSPORTATION
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TRASPORTO
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Transportation:
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Van like Ford Transit with ramps and manual winch.
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Trasporto:
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Furgone tipo Ford
Transit con rampe e arganetto manuale.
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Persons for installation:
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Nr. 2 persons.
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Persone per il
montaggio:
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Nr. 2 persone.
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MY MAIL
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I MIEI RIFERIMENTI
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Fabio Marioni
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fabio.marioni@libero.it
|
Fabio
Marioni
|
fabio.marioni@libero.it
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THE HISTORY
It all began in 1986 with the purchase of my first reflecting telescope
with a diameter of 100 mm and a focal length of 600 mm, followed, since 1988,
by the implementation of various telescopes from 200 mm to 520 mm diameter; immediately
after I started to dream a giant telescope, and finally, in 2008, after years
of second thoughts, I decided to build this huge Dobsonian telescope with a
diameter of 1 meter and a focal length of 5 meters that I finished 7 years
later in 2015.
Here I give technical details and some hints on the difficulties to
build such a big telescope, and finally a short description of the
astronomical objects I have observed during my very first night under a dark
sky.
The telescope has been built by myself only, comprising the primary
mirror; I have had a fundamental help from my father who polished, together
with me, in a period lasting 3 years, the primary mirror, and from whom I have
had fundamental advices on technical solutions for the mechanical components.
Most of the fabrication activities have been done with simple
instruments like drill, saw, file and brush, while only a few components have
been constructed in a machine shop with a turning machine and a lathe.
THE PRIMARY MIRROR
The primary mirror is by far the most important and critical part of
the telescope. I took 3 years to complete it.
The mirror is made of standard plate glass, 24 mm constant
thickness, for a total weight of only 50 kg.
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LA STORIA
Tutto
iniziò nel 1986 con l’acquisto del mio primo telescopio riflettore da 100 mm
di diametro e 600 mm di lunghezza focale a cui seguì, già dal 1988, la
realizzazione di vari telescopi da 200 mm a 520 mm di diametro; subito
fantasticavo di poter avere un telescopio gigante, e finalmente nel 2008,
dopo anni di ripensamenti, mi decisi a costruire questo enorme telescopio
Dobsoniano da 1 metro di diametro e 5 metri di lunghezza focale che terminai
ben 7 anni dopo nel 2015.
In
queste pagine presento i dettagli tecnici del telescopio e ne descrivo le
difficoltà costruttive; in ultimo troverete il resoconto della prima notte di
osservazione sotto un cielo scuro.
Il
telescopio è stato interamente costruito dal sottoscritto, specchio primario
compreso; sono stato aiutato da mio papà, ingegnere chimico, non ottico, non
meccanico e non astrofilo (!) che, per un periodo di 3 anni, mi ha aiutato
con tenacia e maestria nella lavorazione dello specchio primario fornendo
preziosi consigli.
La
maggior parte delle lavorazioni sono state effettuate nel box di casa con
semplici attrezzature hobbistiche, mentre solo raramente mi sono avvalso
dell’aiuto di un’officina meccanica dotata di tornio, fresa e taglio ad acqua.
LO SPECCHIO
PRIMARIO
Lo
specchio primario è di gran lunga la parte più importante del telescopio e la
più complicata da realizzare. Ho impiegato 3 anni di lavoro nel mio tempo
libero. Lo specchio è in vetro comune di spessore costante 24 mm, a
forma di menisco, e pesa solamente 50 kg.
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For the mirror I bought a 1016 mm diameter disk of glass plate 24 mm
thick.
In parallel I bought an iron disk, 1050 mm diameter, in which a
turning machine generated a concave curve with a radius of curvature of 10
meters.
The glass shop has used an oven where the glass disk, floppy at 550°C,
took its meniscus shape by resting by gravity on the iron concave disk, with
a radius of curvature of 10 meters corresponding to the focal length of 5
meters that I wanted for the telescope.
For the grinding of the optical surface, done together with my father
by hand, I used the standard silicon carbide powder, starting from grid size
60 and ending with grid size 2000. The tool over which the mirror has been
grinded is a 1250 mm diameter 50 mm thick aluminium disk, machined convex
with a radius of curvature of 10 meters. This disk is placed on a round
table, while the mirror is always moved forward and backwards face down to
avoid deformations due to gravity.
For the polishing I used adhesive polishing pads attached on the
aluminium tool and cerium oxide powder diluted in water.
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Per
lo specchio ho infatti acquistato un disco di vetro comune da 1016 mm di
diametro e spessore 24 mm.
Ho
poi comperato un disco in ferro di diametro 1050 mm che ho fatto tornire
concavo su una superficie con raggio di curvature di 10 metri.
Il
disco di vetro, appoggiato sulla superficie concava del disco di ferro, è
stato messo nel forno di una vetreria dove, a 550°C, si è rammollito quel
tanto che bastava per adagiarsi sulla superficie concava e prendere la forma
a menisco con raggio di curvatura di 10 metri corrispondenti alla focale di 5
metri che avrei voluto per il telescopio.
La
successiva smerigliatura con carburo di silicio in grana da 60 a 2000 è stata
fatto su un altro utensile, in alluminio, di diametro 1250 mm e spessore 50
mm, preventivamente tornito convesso con raggio di curvatura 10 metri. Lo specchio
è sempre stato lavorato a mano con la superficie ottica appoggiata sopra
l’utensile e mai appoggiato durante la lavorazione per evitare deformazioni.
Per
la lucidatura ho usato lo stesso utensile ricoperto di feltrini ottici e
ossido di cerio in polvere sciolto in acqua.
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For the measurement of the parabolic surface I have used two
independent methods: the Ronchi ruling and the Couder screen.
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Per
la misura della superficie parabolica ho utilizzato due metodi di
controllo indipendenti: il reticolo di Ronchi e della maschera di Couder.
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THE MECHANICAL STRUCTURE
The telescope is 4 meters high for a footprint of 1.4x1.4 meters.
The maximum height of the eyepiece is 3 meters even if the focal
length of the telescope is 5 meters since the optical configuration is Newtonian-Nasmyth.
When dismounted the telescope collapses in a size of 1.4x1.4x1.75
meters so it can be transported in a van, like a Ford Transit, with the help
of ramps and a manual winch to load it. Its total weight is 270 kg.
The primary mirror box.
it is made of plywood, 40 mm thick.
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LA STRUTTURA
MECCANICA
Il
telescopio è alta 4 metri; alla base misura un’area di 1.4x1.4 metri.
L’altezza
massima dell’oculare è 3 metri benché la focale del telescopio sia 5 metri
dato che la configurazione ottica è di tipo Newtoniana- Nasmyth.
Quando
smontato il telescopio occupa uno spazio di 1.4x1.4x1.75 metri e può essere
trasportato agevolmente in un furgone; per caricarlo servono due rampe e un
arganetto. Il suo peso totale è di 270 kg.
La
scatola porta specchio primario.
Questa
è in legno multistrato spesso 40 mm.
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The cell of the primary mirror.
The cell of the primary mirror is the most important mechanical
component of the whole telescope since it has to guarantee that the 24 mm
thick meniscus primary mirror does not deform under its own weight. The mirror
rests on its backside on 27 points, equally distributed, while laterally I
have used a 30 mm wide, 0.1 mm thick belt in stainless steel.
I had to build the cell 3 times before I could reach a “zero gravity”
effect on the mirror!
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La
cella dello specchio primario.
La
cella dello specchio primario è la parte meccanica più importante di tutto il
telescopio dato che deve assicurare che il sottile specchio primario di 24 mm
di spessore a forma di menisco non si deformi per effetto della gravità. Lo
specchio appoggia su 27 punti, mentre lateralmente ho utilizzato una fascia
in acciaio spessa 0.1 mm e larga 30 mm.
Ho
dovuto costruire la cella ben 3 volte prima di raggiungere un risultato
soddisfacente!
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The secondary cage.
This structure not dismountable consists of two wooden rings, 1180 mm
diameter, connected by 8 aluminium rectangular poles covered with black
plastic shrinkage tube.
This structure holds the 350 mm diameter flat secondary mirror, its
380 mm diameter baffle, the secondary mirror that is flat with an elliptical
section and a minor axis of 160 mm, the focuser and the 5 mW laser used to
point the stars.
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Il
porta specchi secondario e terziario.
Questa
struttura non smontabile è composta da due grandi anelli in legno di diametro
1180 mm connessi da 8 aste in alluminio ricoperte di plastica nera
termo-restringente.
Questa
struttura supporta lo specchio secondario piano circolare di diametro 350 mm,
il terziario piano a sezione ellittica di asse minore 160 mm, il paraluce di diametro
380 mm, il focheggiatore e il laser verde da 5 mW utilizzato per puntare le
stelle.
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The connection between the primary mirror box and the secondary
cage is through 8 poles, 2 meters long, dismountable, and a very lightweight wooden
connecting ring: first the poles are attached to the primary mirror box; then
the connecting ring is attached to the top of the 8 poles; finally the
secondary cage is fixed to the connecting ring.
The telescope is now ready.
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La
connessione tra la scatolona
porta specchio primario e la struttura degli specchi secondario e terziario
avviene tramite 8 aste di lunghezza 2 metri, smontabili, e un leggerissimo
anello di connessione in legno. Prima le aste vengono fissate alla scatola
porta primario; poi sulla cima di queste viene messo l’anellone; in ultimo la
struttura porta specchi secondario e terziario viene avvitata all’anellone.
Il
telescopio è quindi pronto.
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For the movement in height the primary mirror box rests on the
rotation cage through the two big circles in wood, reinforced with stainless
steel on the edge, that rest on 4 ball bearings and an additional Teflon pad
to have the correct friction.
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Il
movimento in altezza avviene appoggiando i due grandi semicerchi della
scatola porta primario su 4 cuscinetti a sfera, uno dei quali è provvisto di
molle in modo da scaricare parte del peso su una piattina in Teflon per rendere
questo movimento fluido al punto giusto.
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For the movement in azimuth the rotation cage rotates on the
ground board where I have created a thrust bearing with about 300 stainless
steels 8 mm spheres inside a circular lane with a diameter of 1200 mm and a
central pivot; again a Teflon pad has been added to increase the friction to
the desired value.
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Il
movimento in azimut avviene facendo ruotare la base che supporta la
scatola porta primario, incernierata su un perno, su una corsia di diametro 1200
mm in cui scorrono circa 300 sferette in acciaio del diametro di 8 mm, tipo
cuscinetto reggispinta; anche qui una piattina in Teflon rende il movimento
fluido.
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Finally, the telescope can be covered with a huge black elastic
velvet to increase the contrast during observation.
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In
ultimo, il telescopio viene coperto con un enorme telo in velluto nero
elasticizzato per ripararlo dalla luce parassita.
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THE FIRST LIGHT – OBSERVING REPORT
The first light of the
telescope under a dark sky has been on 2nd September 2016 at the
Star Party of Saint Barthelemy in Italy at 1600 meters above sea level.
In the morning I rented a pickup truck with an hydraulic tail lift; I
uploaded the telescope with its accessories and then I started from Saronno to
St. Barthelemy where I arrived in the early afternoon after two and a half
hour trip.
Here I had kindly reserved a large area in the forecourt of the
observations. I unloading the telescope from the truck without any difficulty,
including the assembly that lasted less than one hour. The instrument finally
made a fine show competing in height with the Bell Tower of the village!
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LA PRIMA LUCE –
REPORT OSSERVATIVO
La
primissima uscita con questo telescopio è stata il 2 settembre 2016 allo Star
Party di Saint Barthelemy in provincia di Aosta a 1600 metri sul livello del
mare.
In
mattinata ho quindi preso a noleggio un camioncino con sponda idraulica; ho
caricato il telecopio con i suoi mille accessori e sono partito da Saronno
(Va) alla volta di St. Barthelemy dove sono giunto nel primo pomeriggio dopo
due ore e mezza di viaggio.
Qui
mi avevano gentilmente riservato un’ampia area nel piazzale delle
osservazioni. Le operazioni di scarico del telescopio si sono svolte senza
difficoltà compreso il montaggio che ha richiesto meno di un’ora. Lo
strumento finalmente faceva bella mostra di sé rivaleggiando in altezza con
il campanile del paese!
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I have my dinner with
impatience, I dress for the night with windbreaker even if during the day a
t-shirt is enough, and at nightfall here I am finally at the side of my Dobsonian
telescope; in the dark, covered with the black cloth, the telescope is
impressive, but it moves softly at the touch of a hand both in azimuth and
height. A brief check; the collimation is still good enough and the stars are
round, sign that the mirrors have remained aligned during transport.
I direct the telescope in
the area of the “Vortex Galaxy" M51 in Ursa Major, I insert the eyepiece,
a Panoptic 27 mm Televue that provides a magnification of 185x, and I put my
eye to the telescope: M51 is there, huge, and fills the entire field of view;
its spirals are bright as I had never seen before, full of details and small
stars in the background; the bridge of stars linking M51 and NGC 5195 is
easily visible; it gives an overall impression of being in front of an
antique black and white photograph.
Now the people have huddled at the telescope and everyone wants to
climb the ladder to look into this telescope; the queue lengthens or shortens
with waiting time even of twenty minutes, but everyone is always disciplined
and courageous when it is time to get in the dark on a ladder three meters
above the ground to watch the deep universe.
M13, the globular cluster in Hercules and the
brightest and biggest in the sky visible from the north hemisphere, swarmed
literally hundreds of stars that, overlapping each other in the core, thin
out gradually to the suburbs to form chains of stars that completely fill the
field of view. In 1986 with my first telescope with 100 mm diameter I was
happy to see this object only as a diffuse nebula!
Close by, easy to point and bright, was the galaxy NGC 6207 of
11th magnitude, however visible in telescopes as small as 300 mm
in diameter.
The globular cluster M3 in the constellation of Canes Venatici has
resulted to be very large; it was easily possible to see single stars to its
center.
The spiral galaxy M81 in the constellation of Ursa Major showed
an enormous spiral arm almost closing on the galaxy itself along with a
second arm to complete the spiral.
The nearby galaxy M82 is a wonderful object full of bright and
dark areas that at times recalled the grainy aspect typical of well-done
photographs.
The galaxy M33 in the constellation of Triangle has shown its
spirals though weak because of its size that is quite large, but it was
pleasantly infested with its haziness H II regions.
The galaxy NGC 891 in Andromeda constellation appeared as a
bright blade that cuts in two parts the field of view; in turn it is then crossed
almost completely by an obscure band like a freeway.
The "Veil Nebula” NGC 6990 and NGC 6992 in the
constellation of Cygnus, observed with a UHC filter to increase the contrast respect
to the sky background, was at photographic level when I moved the telescope
to navigate inside and at the edges of this supernova remnant; here the strings
of the nebula intertwine in both the area of NGC 6990 and NGC 6992, but also
in many of his other most central parts where it recalled the appearance of
the Milky Way when seen with the naked eye.
Always in the constellation Cygnus, at a magnification of 140x and
with the UHC filter, the “Been Nebula” NGC 6888 was great and bright
and characterized by high contrast respect to the background, full of nebular
condensations, certainly an object to see more often.
A planetary nebula that is
particularly interesting for its color was the "Cat's eye Nebula” NCG
6543 in the Draco constellation; at a magnification of 185x it is blue
phosphorescent, almost dazzling and embellished by the central star always
intensely blue.
Other very interesting celestial object was the "Crab Nebula”
M1 in the constellation of Taurus. Its circular shape is clearly visible
with the two extensions to remind the crab claws; but then when I watched the nebula through the
UHC filter, it showed a spongy appearance, very detailed due to the many filaments
that I had never been able to observe before directly through a telescope.
Then I have been amazed by the “Great Orion Nebula” M42,
already bright and detailed in much smaller telescopes, which has shown, in
the area close to the stars of the trapezium, plumes of nebulosity similar to
the famous “pillars of creation” photographed by the Hubble space telescope
in the Eagle Nebula.
The nicer celestial object I have observed at the Star Party was maybe
the “Dumbbell Nebula” M27 in the constellation of the Vulpecula that
completely filled the 82° apparent field of the 16 mm Nagler eyepiece at a magnification
of 320x; the central area, bright and rich of details, shaded off gradually
into two lobes, embellished in the middle by a star; it is a white dwarf star
that exploded about 10 thousand years ago and rejected gas and dust into
space to create this ever expanding nebula.
After 2 a.m., when only a few amateur astronomers decided to observe
until morning, I could devote myself to extreme observations of two elusive objects
that I had never been able to see even from one of the paradises of amateur
astronomy in Italy, the well-known Passo del Nivolet in the Gran Paradiso
Park at 2600 meters above sea level with my old Dobsonian that has a diameter
of 520 mm.
I speak primarily of the faint galaxy IC1296 at a short
distance from the Ring Nebula M57 in the constellation of Lyra. After I had recognised
the sky area of IC1296, characterized by the presence of 6 stars to form a pentagon
with a star in the center, immediately I could notice a nebulosity; I checked
the celestial map and there it was, the faint galaxy was really there and I
could see it!
Finally, I tried to point the telescope to the most famous among the
gravitational lenses, the “Einstein Cross”, located in the
constellation of Pegasus. It is composed by a very faint central galaxy 400
million light-years away from us, and by four images arranged in a cross of a
quasar much far away, in this case 8 billion light-years, whose light is
deflected by the gravitational field of the galaxy to produce precisely the
four quasar images placed on the arms of the cross.
The four images of the quasar have a magnitude of 17.36, 17.39, 18.43
and 18.72, and form a cross of angular size of just 2 arcseconds! I had prepared
a detailed map. Pointed the telescope with difficulties in the area of the
Einstein Cross, immediately I noticed a faint glare a bit larger than a star,
like a faint nebula; the position, the size, and the appearance of the hazy
flare made me rejoice: I was finally able to see a gravitational lens, though
not yet decoupled into its components. However, a friend amateur astronomer
who kept me company to the morning, after staying a minute at the eyepiece to
collect the few photons, said to perceive that the haziness was actually
broken up into three spots, which then were nothing more than three of the
four images of the quasar; so I put again my eye in front of the eyepiece, I waited
there for a few minutes for the moments of good seeing, and indeed with the averted
vision I perceived perhaps three components too!
For the time being this can be considered as the most challenging
observation that has clearly shown the potentiality of this telescope which has
successfully been able to collect the light emitted by a quasar 8 billion
years ago!
The first night of observation with the big Dobsonian telescope of 1
meter diameter (40 inches to be precise) ended therefore very well with my
great satisfaction.
Now the telescope is back home waiting for the next trip, maybe on a
mountain at 2500 meters above sea level or more where the sky begins to be really
black.
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Ceno
con impazienza, mi vesto per la notte con giacca a vento benché di giorno
fosse sufficiente una maglietta, e al calar della notte eccomi finalmente a
fianco del telescopio Dobsoniano; al buio, coperto con il tessuto nero, lo
strumento è impressionante, ma si muove dolcemente con la pressione di una
mano sia in azimut che in altezza. Una breve verifica alla collimazione
mostra stelle tonde segno che gli specchi sono rimasti allineati durante il
trasporto.
Dirigo
il telescopio nella zona della “Galassia Vortice” M51 nell’Orsa
Maggiore, inserisco l’oculare da 27 mm Panoptic Televue che fornisce 185
ingrandimenti, e metto l’occhio al telescopio: M51 è lì, enorme, che riempie
tutto il campo di vista; le sue spirali sono luminose come mai avevo potuto
ammirare prima, ricche di dettagli e di stelline di fondo; il ponte di stelle
che collega M51 a NGC 5195 è facilmente visibile dando l’impressione di
essere di fronte a una fotografia in bianco e nero.
Ora
le persone si sono già accalcate al telescopio e tutti vogliono salire sulla
scala per guardare nel telescopio; a seconda dei momenti la coda si allunga o
accorcia con tempi di attesa anche di venti minuti, ma tutti sono sempre
disciplinati e coraggiosi quando si tratta di salire al buio su una scala per
mettere l’occhio all’oculare a tre metri da terra.
M13,
l’ammasso globulare in Ercole, brulica letteralmente di centinaia di stelle
che, sovrapposte una all’altra nel nucleo, si diradano pian piano verso la
periferia a formare catene di stelle per riempire completamente il campo di
vista. E pensare che nel 1986 con il mio primo telescopio da 100 mm di
diametro vedevo questo oggetto solo come una nebulosità diffusa!
Lì
vicino, facile da puntare e luminosa, osserviamo la galassia NGC 6207
di undicesima magnitudine, peraltro ben visibile anche in strumenti da 300 mm
di diametro.
L’ammasso
globulare M3 nella costellazione dei Cani da Caccia è risultato essere
veramente enorme e sgranato bene fino al centro.
La
galassia a spirale M81 nella costellazione dell’Orsa Maggiore mostra
un ampio braccio a spirale quasi a richiudersi sulla galassia stessa insieme
a un secondo braccio a completare la spirale.
La
vicina galassia M82 è un oggetto meraviglioso ricco di chiari e scuri
che a tratti ricorda l’aspetto granuloso classico delle fotografie a lunga
posa.
La
galassia M33 nella costellazione del Triangolo si è mostrata a spirale
anche se debole a causa delle sue dimensioni molto estese, ma risulta
piacevolmente infestata di nebulosità H II.
La
galassia NGC 891 nella costellazione di Andromeda assomiglia a una
lama di luce che taglia in due il campo di vista, a sua volta attraversata
quasi completamente dalla banda oscura come un’autostrada.
La
“Nebulosa Velo” NGC 6990 e NGC 6992 nella costellazione del Cigno
l’abbiamo osservata meglio con un filtro UHC per aumentarne il contrasto
rispetto al fondo cielo; qui i filamenti nebulari si intrecciano sia nella
zona di NGC 6990 che in quella di NGC 6992, ma anche in molte sua altre parti
più centrali dove ha ricordato l’aspetto della Via Lattea vista a occhio
nudo.
Sempre
nella costellazione del Cigno, a 140 ingrandimenti e con il filtro UHC, la “Nebulosa
Fagiolo” NGC 6888 è grandissima, molto ben contrastata, ricca di
condensazioni nebulari, sicuramente un oggetto da vedere più spesso.
Una
nebulosa planetaria particolarmente interessante per i suoi colori è stata la
“Nebulosa Occhio di Gatto” NCG 6543 nella costellazione del Drago;
questa, a 185 ingrandimenti, è di un blue fosforescente quasi abbagliante
abbellita dalla stellina centrale sempre di un azzurro intenso.
Altre
nebulosa molto interessante è stata la “Nebulosa Granchio” M1 nella
costellazione del Toro. Ben visibile la sua forma circolare con le due protuberanze
a ricordare le chele del granchio, quando poi l’ho osservata attraverso il
filtro UHC ha mostrato un aspetto spugnoso molto dettagliato dovuto ai
molteplici filamenti che non ero mai riuscito prima ad osservare direttamente
al telescopio.
Mi
ha poi stupito la “Grande Nebulosa di Orione” M42, già luminosa e
dettagliata in strumenti ben più piccoli, che ha mostrato, nella zona vicina
alle stelle del trapezio, pennacchi di nebulosità un po’ come le Colonne
della Creazione fotografate dal telescopio spaziale Hubble nella nebulosa
“Aquila”.
L’oggetto
celeste forse più bello è stata la “Nebulosa Manubrio” M27 nella
costellazione della Volpetta che, a 320 ingrandimenti riempiva completamente
il campo dell’oculare grandangolare da 82° di campo apparente; la zona
centrale luminosissima e ricca di dettagli si sfumava gradatamente nei due
lobi, abbellita al centro da una stellina, una nana bianca che esplodendo
circa 10 mila anni fa rigettò nello spazio circostante gas e polveri a creare
questa nebulosa in continua espansione.
Dopo
le due di notte, quando oramai solo pochi conoscitori del cielo avevano
deciso di fare mattino, ho potuto dedicarmi a due osservazioni estreme: ho infatti
provato il telescopio su due oggetti elusivi che non ero mai riuscito a
osservare neanche da uno dei paradisi dell’astronomia amatoriale come il
Passo del Nivolet nel parco del Gran Paradiso a 2600 metri di quota con il Dobsoniano
da 520 mm di diametro.
Parlo
innanzi tutto della galassietta IC1296 a pochi primi di distanza dalla
nebulosa ad anello M57 nella costellazione della Lira. Ho inquadrato la zona
di cielo di IC1296, caratterizzata dalla presenza di 6 stelle a formare un
pentagono con una stellina nel centro, e subito ho percepito all’interno di
questo una nebulosità; verifico sulla cartina celeste ed eccola, la
galassietta era proprio lì e finalmente potevo vederla!
In
ultimo ho provato a puntare il telescopio verso quella che è forse la più
nota tra le lenti gravitazionali, ovvero la Croce di Einstein nella
costellazione di Pegaso. Questa è formata da una debolissima galassia
centrale, distante da noi 400 milioni di anni luce, e da quattro immagini
disposte a croce di un quasar molto più lontano, in questo caso distante da
noi 8 miliardi di anni luce, la cui luce è deviata dal campo gravitazionale
della galassia per produrre appunto le quattro immagini del quasar disposte
sui bracci della croce. Le quattro immagini del quasar sono di magnitudine
17.36, 17,39, 18.43 e 18.72, e formano una croce di dimensioni angolari di
appena 2 secondi d’arco! Avevo per fortuna preparato una cartina dettagliata.
Puntato il telescopio con fatica nella zona della Croce di Einstein, subito
ho percepito un chiarore ben più grande di una stella, come se fosse una
debole nebulosa; la posizione, le dimensioni e la debolezza del chiarore
nebuloso mi facevano esultare: finalmente ero riuscito a vedere una lente
gravitazionale, se pur non ancora risolta nelle sue componenti. Stando però
per un po’ all’oculare, un amico esperto astrofilo che mi ha fatto compagnia
fin al mattino diceva di percepire che la nebulosità era in realtà scomposta
in tre punti luminosi, che poi non erano altro che tre delle quattro immagini
del quasar; rimetto anch’io l’occhio all’oculare, sto qualche minuto in
attesa dei momenti di calma atmosferica, e in effetti con la visione distolta
si percepivano forse tre componenti!
Questa
può essere considerata l’osservazione che per ora ha maggiormente messo alla
prova, con successo, le potenzialità di questo strumento, che è riuscito
quindi a raccogliere la luce emessa da un quasar 8 miliardi di anni fa!
La
prima notte di osservazione con il grande telescopio Dobsoniano da 1 metro di
diametro (40 pollici per l’esattezza) si è quindi conclusa benissimo con mia
grande soddisfazione.
Ora
lo strumento è tornato a casa in attesa della prossima uscita, magari oltre i
2500 metri di quota dove il cielo inizia ad essere veramente nero.
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